Ieri il quotidiano sportivo francese "L'Équipe" ha pubblicato una dichiarazione di diversi velisti oceanici a nome dell'organizzazione per la sostenibilità "La Vague" (L'onda). I velisti vogliono porre fine alla battaglia materiale che prevale in molti settori della vela a favore di una maggiore sostenibilità. In particolare, è urgente ridurre l'elevato livello di emissioni di gas serra causato dalla logistica e dalla costruzione di nuove imbarcazioni.
Secondo i firmatari, questo dovrebbe essere inserito nelle regole delle classi e tenuto in considerazione nella pianificazione delle regate. Oltre 80 velisti fanno già parte del movimento e hanno firmato il testo. Tra questi, nomi come il francese François Gabart, vincitore della Vendée Globe, e la franco-tedesca Isabelle Joschke, che ha partecipato all'ultima Vendée Globe. Essi si impegnano ad agire nel quadro dei cambiamenti auspicati.
"Pratichiamo uno sport meraviglioso, ma irragionevolmente dannoso per l'ambiente ed elitario", si legge nella pubblicazione. La pubblicazione è stata redatta dai velisti francesi Adrien Hardy, Arthur Le Vaillant e Stanislas Thuret e da Simon Fellous, ricercatore presso l'Istituto di ricerca francese per l'agricoltura, l'alimentazione e l'ambiente.
L'imminente Route du Rhum viene citata come esempio. La regata rilascia nell'atmosfera circa 145.000 tonnellate di CO₂ equivalente, ma la Terra può sopportare solo due tonnellate per persona all'anno. La logistica e i trasporti sono responsabili di tre quarti delle emissioni, mentre la costante costruzione di nuove imbarcazioni rappresenta un altro problema. 36 delle 138 barche sono di nuova costruzione.
Il testo pubblicato è un appello a tutti coloro che sono legati allo sport della vela: "Lavoriamo insieme - velisti, costruttori di barche, organizzatori di regate, sponsor, giornalisti e pubblico - per reinventare il nostro sport. Reinventiamo il concetto di performance".
L'obiettivo è concretizzare questi approcci e persino incorporare la sostenibilità nei regolamenti. Si parla di un "eco-rating" o di "quote di carbonio" come suggerimenti. In questo modo, si intende valorizzare le prestazioni dei velisti sulle barche più vecchie, invece di dare priorità alle nuove costruzioni. In generale, sarebbe auspicabile concentrarsi più sulle prestazioni umane che sulla tecnologia in rapido sviluppo.
Gli organizzatori, come quelli dell'America's Cup, sostengono spesso che le barche devono rappresentare lo stato dell'arte più recente affinché l'evento sia attraente per gli spettatori e quindi per gli sponsor. Il velista oceanico francese Roland Jourdain, invece, non vede alcuna correlazione tra velocità e successo di pubblico. In un'intervista rilasciata al media francese di vela "Tip & Shaft", ha citato come esempio l'ultima Vendée Globe. Ha generato un grande entusiasmo, anche se non è stato battuto alcun record e non si è trattato di barche nuove.
Il due volte vincitore della Route du Rhum parteciperà alla regata di quest'anno attraverso l'Atlantico con un catamarano realizzato al 50% in fibra di lino. Il 58enne francese ha spiegato di voler promuovere la diffusione di questa tecnologia, dato che per lui i progressi erano troppo lenti. "Dovrebbe servire come prova di concetto per coloro che ancora dubitano o non si rendono conto che un ettaro di lino può attraversare l'Atlantico".
Vuole anche far riflettere la scena crocieristica in termini di sostenibilità: "Non sono convinto che le barche di domani debbano essere attrezzate come le nostre case. Avete bisogno di tutti i comfort a bordo per essere felici in mare?".
Per ridurre le distanze per le barche, i velisti e gli appassionati, "La Vague" è anche favorevole alle regate con percorso di andata e ritorno. Il francese Stanislas Thuret, velista e firmatario della Classe 40, illustra così la situazione attuale della Route du Rhum: "Se una sola persona viene a salutarmi in Guadalupa, il suo volo di andata e ritorno significa già due tonnellate di carbonio".
Non esplicitamente menzionate, ma ovviamente incluse, sono anche le serie di regate come la SailGP o la The Ocean Race, che si svolgono in paesi diversi in continenti diversi e per le quali il materiale, gli equipaggi e altri aspetti logistici vengono trasportati attraverso l'intero globo.